Approvvigionamento energetico nazionale, sostenibilità, transizione energetica: ne hanno parlato esponenti del Governo nazionale e di Confindustria Siracusa, in occasione della presentazione del secondo Rapporto di Sostenibilità del Polo Industriale siracusano, tra i più importanti d’Europa. Presenti le imprese del distretto Eni Versalis Eni Rewind, Sonatrach, Lukoil, Eni, Sasol, Erg, Sol, Priolo Servizi, IAS.
È intervenuta con un messaggio la Sottosegretaria di Stato alla Transizione Ecologica Vannia Gava: “Non possiamo sottrarci al grido di allarme di questo settore. Sarò lieta di avviare un dialogo con il polo industriale siracusano che durante la fase acuta della pandemia ha garantito continuità degli approvvigionamenti e stabilità del lavoro. È indispensabile che il governo trovi soluzioni insieme agli imprenditori che sono la parte trainante del nostro Paese“.
Il Presidente di Confindustria Siracusa , Diego Bivona, nel suo discorso introduttivo, lucido e realistico, ha affermato che “Questo distretto è strategico per il nostro Paese perché è al centro della catena di fornitura energetica nazionale per il know – how tecnologico e l’enorme valore del capitale umano, per il posizionamento strategico al centro del Mediterraneo, insostituibile ponte con i paesi dell’area Middle East, North Africa, a cui sempre di più dovremo guardare in una logica centrata sul Mediterraneo. Serve una visione comune ed un’ assunzione di responsabilità conseguente e congiunta di governo nazionale, di governo regionale, forze produttive e parti sociali in cui ciascuno svolge la sua parte. Non so se le risposte possano trovarsi nel riconoscimento come “Area di Crisi Complessa” perché poi questo andrebbe riempito con fondi necessari alla bisogna. Oppure se possano poggiarsi sui fondi comunitari di sviluppo e coesione. O si vuol ricorrere al quel Patto Stato Raffinazione approvato nel bilancio del 2020 che prevede che parte delle accise versate dalle aziende allo Stato possano essere utilizzate per finanziare in parte investimenti di transizione energetica.
Quello che so è che noi siamo pronti a raccoglierla, la sfida della transizione energetica. Con la consapevolezza di chi ha le carte in regola per poterne essere protagonista perché, ad esempio nel settore della raffinazione – che è cruciale per il nostro territorio ma anche per il sistema di approvvigionamento energetico nazionale – si è investito tanto, al punto di essere oggi tra i più sostenibili e tecnologicamente avanzati in Europa. Al punto che la situazione del nostro distretto industriale non può essere paragonata a quella di altri distretti in altre parti del Paese, alle prese con problematiche ambientali e con questioni occupazionali molto complesse.
Il Governatore della Regione Siciliana, Nello Musumeci infine ha dichiarato: “Roma deve sapere che ho detto al Ministro Cingolani che vogliamo essere la prima Regione verde d’ Italia”. Presente anche Aurelio Regina, Delegato del Presidente di Confindustria Nazionale Bonomi.“
“Come Sistema Italia – ha detto Aurelio Regina – abbiamo una debolezza rispetto a Francia e Germania: da una parte dobbiamo finanziare con un investimento ingente l’industria del rinnovabile – che deve spingersi verso la produzione di quantità ad oggi inimmaginabili – e dall’altra dobbiamo tenere in vita il sistema termoelettrico che funzioni da bilanciamento all’instabilità strutturale delle rinnovabili. Quindi uno scenario con doppi costi, insostenibili da qui al 2030. Ma questo non significa che le imprese italiane non saranno pronte o non si stanno preparando a gestire il Green Deal europeo. Basti pensare che dal 2005 al 2015 le emissioni di CO2 in Italia sono passate da 581 milioni di tonnellate a 433 milioni con una contrazione dovuta in particolare ai settori industriali soggetti al meccanismo ETS che hanno effettuato ingenti investimenti nell’efficientamento dei processi. Le imprese italiane sostengono con forza il Green Deal europeo ma c’è bisogno di pragmatismo e di grande senso della realtà, guardando alle tecnologie disponibili con chiarezza e senza ideologie. Solo così e allineando i tre assi ambientale, economico e sociale, possiamo accompagnare un processo di transizione in linea con le aspettative del Paese. Se così non fosse rischiamo di perdere una grande opportunità”.